La perequazione urbanistica riconosce uguali diritti edificatori a tutti i suoli che si trovano nello stesso stato di fatto e di diritto.
I diritti edificatori sono espressi da un parametro che indica la quantità di edificazione per metro quadro di superficie territoriale.
Tale parametro è l'indice convenzionale di edificabilità (Ice). La grandezza che esprime la quantità edilizia, per dare la auspicata certezza del diritto, deve trovare riscontro in concetti ufficialmente riconosciuti a scala nazionale.
Poiché la legislazione urbanistica nazionale non ha fissato un'unità di grandezza urbanistica ben definita, molte amministrazioni locali hanno preferito fare più o meno puntualmente riferimento a provvedimenti di legge di natura amministrativa, come quelli sugli oneri di concessione o sull'agevolazioni per l'edilizia economica e popolare, che, con criteri diversi, adottano come grandezza la superficie utile netta. Tali criteri escludendo dal computo delle quantità edilizie elementi fondamentali quali piani interrati, balconi, logge, porticati, tettoie e perfino i muri perimetrali ed interni, possono facilmente condurre a impatti con l'ambiente e a carichi urbanistici inaspettati in quanto difficilmente stimabili al momento della pianificazione.
Altri comuni, come Casalecchio di Reno con il Prg 1989, hanno adottato come grandezza urbanistica la superficie utile lorda (Sul) perché di più immediata percezione, di più semplice misurazione e perché permette di valutare con omogeneità e certezza sia gli interventi di nuova costruzione che quelli di trasformazione edilizia.
Nel 1989 il governo ha, come è noto, riformato profondamente i criteri di misurazione e di accatastamento delle unità immobiliari con nuove disposizioni che saranno pienamente in vigore a partire dal 1999 su tutto il territorio nazionale. Le vecchie disposizioni, basate sul del numero "vani", limitandosi al semplice conteggio di entità convenzionali prive di dimensioni, non erano utilizzabili a fini urbanistici. Le nuove disposizioni, invece, adottando come grandezza la superficie catastale e come unità di misura il metro quadro, permettono una rappresentazione numerica molto precisa delle grandezze urbane .
Si può osservare che le nuove disposizioni riguardano essenzialmente le unità edilizie correnti, a destinazione abitativa o mista: ma sono queste le protagoniste della grandissima maggioranza delle trasformazioni che avvengono nelle nostre città. Infatti, nella definizione delle "microzone" censuarie è a questo tipo di unità che, per norma, devono fare riferimento gli uffici del dipartimento del territorio dell'Amministrazione finanziaria.
Nella superficie catastale rientrano tutti gli elementi che concorrono a formare una "unità immobiliare", e cioè una porzione dello spazio urbano - non solo, quindi, dell'edificio vero e proprio - che sia capace di produrre autonomamente un reddito.
Poiché l'attività edilizia privata tende, salvo eccezioni, al massimo sfruttamento economico di un area urbana - ricercando instancabilmente ogni espediente contabile che permetta di oltrepassare la misura che il piano regolatore presuppone - il rispetto delle regole urbanistiche va perseguito controllando, in primo luogo, la quantità di oggetti immobili capaci di produrre un reddito economico. E' quindi logico riferire i controlli alla "superficie catastale", parametro che la legge impone, senza eccezioni, a tutto il territorio nazionale per fini del tutto analoghi: la tassazione del reddito immobiliare.
La sommatoria delle dimensioni delle unità immobiliari non restituisce tuttavia la dimensione fisica del fabbricato nella sua globalità. Le "parti comuni" e condominiali (in quanto incapaci di produrre un reddito autonomo o - in altre parole - di essere compravendute separatamente dalle unità immobiliari cui servono) restano escluse per legge dal conto della superficie catastale delle "unità edilizie" (termine questo con cui il catasto designa l'insieme costituito dal manufatto edilizio e della relativa area di pertinenza). Balconi e terrazze (in quanto sul mercato hanno un valore inferiore a quello delle parti chiuse, ma hanno valore) vengono invece conteggiate solo in parte, ma vengono conteggiate. Con criterio analogo vengono contate parzialmente le superfici accessorie di qualsiasi tipo, anche se sotterranee. Vengono contate perché contribuiscono al valore delle unità immobiliari delle altre categorie. Autorimesse individuali e collettive e posti auto privati, anche se scoperti, vengono contati integralmente.
L'adozione come parametro urbanistico della superficie catastale comporta però la considerazione di due importanti aspetti, che riguardano gli effetti che il passaggio dall'attuale grandezza di riferimento a quella nuova (dalla SUL alla SCA), può avere:
Per il primo aspetto, si tratta di stabilire una volta per tutte il criterio da adottare perché non ne derivino, in termini economici, indebite punizioni e premi immeritati. A tale scopo si è scelto un significativo campione di concessioni edilizie rilasciate secondo i criteri attualmente in vigore, si è applicato ad esso il nuovo criterio di misurazione basato sulla SCA, e si è confrontata la quantità risultante con quella ottenuta applicando l'attuale parametro della SUL. Individuato il fattore numerico di conversione tra le due grandezze, questo sarà applicato a indici e quantità urbanistiche previsti dal piano vigente, adeguandoli in modo che, a parità di condizioni di fatto e di diritto, non si determinino squilibri e ingiustizie. Vedi conversione ICE 89/99.
Il secondo aspetto è più complesso. La disciplina urbanistica vigente da dieci anni a Casalecchio, sottende infatti la scelta, di carattere strategico, di contenere la domanda diffusa di nuove costruzioni derivante dall'insufficiente ampiezza -delle abitazioni esistenti, privilegiando sull'urbanizzazione di spazi vergini il migliore sfruttamento dello spazio già costruito.
Il migliore sfruttamento dello spazio costruito di cui è prevista la "conservazione urbanistica" avviene sostanzialmente con due modalità, una più specifica e l'altra più generica:
Mentre l'adozione del nuovo parametro non incide sostanzialmente sulle specifiche regole dettate dalle vigenti "VO", costringe invece a ripensare le regole per quegli interventi generici, che dal Prg vigente sono considerati sempre ammissibili in quanto non comportano aumento di SUL . Se si considera la SCA invece della SUL essi comporteranno quasi sempre una variazione della quantità urbanistica. Si tratta allora, senza toccare il criterio nazionale di misurazione della SCA, di ammettere espressamente la cosa, considerando come un diritto dei proprietari di edifici quello di incrementare la SCA esistente della quantità corrispondente alla superficie degli spazi aperti che vengono chiusi e a quella di altri spazi abitabili ricavabili con interventi che non alterano la proiezione a terra del fabbricato. Un balcone anche dopo essere stato chiuso conserva infatti sempre la stessa proiezione a terra. Altri aspetti della questione esulano dagli aspetti strutturali e strategici del piano regolatore e diventano materia di regolamento esecutivo.
Secondo le norme tecniche ministeriali, le unità immobiliari ordinarie possono corrispondere a porzioni di fabbricati ordinari o delle aree scoperte di loro pertinenza e , a volte, a interi fabbricati. La consistenza di queste unità viene determinata misurandone la "Superficie catastale" (SCA). (Vedi prospetto dei gruppi e categorie).
Secondo le norme tecniche ministeriali le unità immobiliari speciali corrispondono, in linea di massima, a interi fabbricati o a intere attrezzature anche scoperte, appartenenti a tipologie specializzate, mai di carattere promiscuo. La consistenza di queste unità viene determinata, come si è già notato, con criteri ad hoc che possono variare anche caso per caso. Non si fa riferimento, in questi casi, alla grandezza "Superficie catastale" né al relativo parametro il "metro quadro catastale". (Vedi prospetto dei gruppi e categorie).
La distinzione tra i due concetti è, ai fine della misurazione della consistenza delle trasformazioni urbanistico edilizie, della massima importanza, perché separa due criteri di misurazione: uno reale (quello che riguarda le unità "ordinarie") e l'altro convenzionale (cui è giocoforza fare ricorso per le unità "speciali").
Infatti, mentre per l' unità ordinarie esiste un criterio di misurazione stabilito per legge che può essere fatto proprio dall'urbanistica, per le unità speciali è invece la regola urbanistica che deve supplire , con idonei criteri di conversione e di classificazione.
L'importanza della questione si rivelerà in tutta la sua pregnanza nel momento in cui, come previsto dalla legge, le funzioni di inventario del patrimonio edilizio nazionale verranno in capo alle regioni e agli Enti locali. A questo punto i criteri di misurazione del patrimonio "ordinario" adoperati nella gestione urbanistica e in quella finanziaria, non potranno non concordare. Solo se il criterio di misurazione diventerà unico, anche il mercato sarà invogliato ad abbandonare i variegati usi locali e a considerare i beni compravenduti con un metro ufficiale, riconosciuto in tutto il paese.
Una volta che il concetto di ordinario sia tradotto in termini urbanistici, ci troveremo di fronte a un doppio ordine di esigenze: da un lato la misurazione dell'esistente, per potere controllare le azioni di conservazione urbanistica di oggetti ordinari, dall'altro quello del nuovo per potere controllare la produzione di nuovi oggetti ordinari.
A regime, il problema dell'esistente è quello più semplice: la consistenza dei fabbricati (beninteso in assenza di abusi) sarà quella censita a catasto e non altra. Dal momento che diventerà compito del Comune l'aggiornamento e la conservazione dell'inventario del patrimonio edilizio, gli uffici dovrebbero essere in grado di conoscere a priori l'esatta consistenza dell'immobile sul quale si vuole intervenire. L'importanza della questione appare tuttavia relativa quando si tratta del Tuc, dove la maggior parte degli interventi consiste in azioni di conservazione urbanistica.
Per il nuovo, la distinzione tra ordinario e speciale è rilevante per quanto riguarda l'utilizzazione della QTR negli interventi privati. E' invece irrilevante per gli interventi pubblici che realizzano la Qpb, in quanto quest'ultima quantità non rappresenta un diritto della proprietà del terreno, ma una libera determinazione dell'Amministrazione.
Leggendo le norme tecniche allegate al Dpr 138/98, la distinzione tra "ordinario" e "speciale"se è inequivocabile in alcuni casi, in altri appare vaga e indeterminata. Sembrano quindi necessarie più dettagliate istruzioni.
Nell'intento di fare corrispondere alle accezioni censuarie di "unità ordinaria" e di "unità speciale", accezioni urbanistiche, ci riferiremo alla classificazione del territorio.
Attenzione: Per quanto riguarda il TUC (territorio urbano consolidato) ai fini delle azioni di conservazione urbanistica si stabilisce quali partizioni considerare ordinarie (dove il controllo della consistenza avviene misurando la Sca) e quali considerare speciali dove il controllo della consistenza avviene con altri parametri, quali la dimensione del lotto, la superficie coperta, il numero dei piani, l'altezza, la superficie impermeabilizzata.
Per il TUM e il TPU sarà il piano operativo a stabilire quale.
Dove è speciale, se trasformazione, Ice si converte e poi si lavora con altri parametri; se conservazione non si converte nulla e si opera direttamente con altri parametri.
Dov'è ordinario, se trasformazione si applica Ice. Se conservazione si desume Sca dal catasto (o la si misura)
Per rendere coerente il sistema dei parametri, attraverso i quali gli strumenti urbanistici regolano l'esercizio dei diritti edificatori, con i nuovi criteri per la determinazione della consistenza delle unità immobiliari urbane, è necessario fare riferimento a più di una grandezza.
Nel caso si tratti di immobili costituiti da unità immobiliari ordinarie, la grandezza cui fare riferimento è sempre la superficie catastale (Sca) espressa in metri quadrati.
Nel caso si tratti invece di immobili costituiti da unità speciali, si dovrà fare riferimento, a seconda delle categorie, ad altre grandezze:
Si avrà allora la seguente casistica:
Unità immobiliari |
conservazione urbanistica |
trasformazione urbanistica | ||||||||
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Ordinarie
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quando l'azione urbanistica consiste di interventi di carattere conservativo, il diritto edificatorio coincide con la Sca esistente, che potrà essere incrementata o meno, secondo i criteri perequativi stabiliti dal regolamento esecutivo sulla base della descrizione tipologica |
quando l'azione di trasformazione (sia che riguardi un terreno vergine che una porzione di tessuto da ristrutturare urbanisticamente) ha per scopo la la realizzazione di nuove unità immobiliari ordinarie, la quantità di edificazione corrisponderà alla QTR, sempre espressa in Sca. | ||||||||
Speciali |
quando l'azione urbanistica consiste di interventi di carattere conservativo, il diritto edificatorio è quello che deriva dalle disposizioni del regolamento esecutivo, fondate su parametri diversi dalla Sca:
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quando l'azione di trasformazione (sia che riguardi un terreno vergine che una porzione di tessuto da ristrutturare urbanisticamente) ha per scopo la la realizzazione di nuove unità immobiliari speciali, la quantità di edificazione che rappresenta la QTR, espressa in Sca, viene convertita in una grandezza diversa, coerente con la categoria censuaria, cui faranno riferimento le regole di edificazione.
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Sia che si tratti di conservazione come di trasformazione urbanistica, può accadere che una porzione del fabbricato (o dell'immobile) speciale, venga considerato, ai fini catastali, come unità immobiliare ordinaria: per esempio, un'abitazione annessa a un fabbricato industriale (Z01). Ai fini urbanistici la circostanza è irrilevante, e pertanto la nozione di specialità prevale su quella di ordinarietà. | ||||||||||
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Alla luce del riepilogo 1, si deve considerare quanto segue.
In un prima fase, fino a quando non sia andato a regime il censimento del patrimonio immobiliare urbano secondo i nuovi criteri e, soprattutto, fino a quando la conservazione dell'inventario del patrimonio non sia passato dal dipartimento centrale del territorio agli enti locali, la territorializzazione dei concetti di "ordinario" e "speciale" ai fini del piano regolatore, non coinciderà sempre con quella implicita negli atti degli uffici centrali.
E' allora importante che, perdurando fino a quel momento un indeterminato margine di incertezza, allo scopo di eliminare fino dall'inizio almeno quelle contraddizioni che potrebbero rendere problematica l'applicazione delle regole urbanistiche, il campo di applicazione urbanistico del riferimento alla Sca, tenda ad essere cautelativamente più ristretto di quello teoricamente considerabile dagli uffici centrali.
E' meglio, in altre parole, che, nell'incertezza, immobili che gli uffici centrali potrebbero considerare "ordinari", siano considerati "speciali" dal piano regolatore che non viceversa. In questo modo il Comune non rischia di trovarsi vincolato all'applicazione di un metodo di misurazione minuzioso, quale quello della Sca, in situazioni dove gli uffici erariali potrebbero applicare parametri diversi. Ne potrebbero infatti derivare conflitti tra privati e Comune.
In altre parole ancora, in situazioni di incertezza, è preferibile per il piano regolatore considerare "speciali" immobili che secondo i criteri catastali potrebbero essere "ordinari", che non considerare ordinari immobili che potrebbero essere speciali.
In vista del controllo delle azioni di conservazione urbanistica, la territorializzazione farà riferimento alla classificazione del territorio che è componente strutturale del piano regolatore. Quando il nuovo sistema sarà andato pienamente a regime, la consistenza delle unità ordinarie sarà sempre quella risultante dall'inventario conservato presso la stessa Amministrazione comunale.
Per il controllo delle azioni di trasformazione urbanistica, la territorializzazione avverrà solo con i progetti urbanistici esecutivi o, se i contenuti operativi del piano regolatore possono essere sufficientemente dettagliati, in sede di variante operativa. Nelle azioni di trasformazione urbanistica che devono dare luogo a complessi immobiliari catastalmente definibili come speciali, è determinante il criterio di conversione della QTR fissato dal piano regolatore, nel quadro delle regole perequative.
TUC |
territorio urbano consolidato |
per le diverse articolazioni vedi la tabella delle categorie che segue |
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TUM2 |
siti estranei urbani |
speciale |
TUM3 |
siti urbani in trasformazione controllata |
progetto urbanistico esecutivo in corso |
TPU2 |
siti estranei periurbani |
speciale |
TPU3 |
siti in regime operativo pianificato |
progetto urbanistico esecutivo approvato |
TA1 |
terreni esterni integri |
i siti rurali sono da considerare speciali |
La conversione non ha senso quando si tratta di azioni di trasformazione urbanistica che sfruttano, mediante interventi di carattere pubblico, la QPB. In tali casi la QPB è espressa direttamente, in sede operativa, nella grandezza più appropriata. Per tale ragione dai prospetti che seguono sono escluse (o ne restano indeterminati i parametri di conversione) le categorie speciali riferite a tipologie e destinazioni che, nel caso di Casalecchio, non possono che concernere interventi pubblici. Posto allora che: | ||
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QTR |
= |
ICE x ST |
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quantità di edificazione spettante al terreno |
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prodotto dell'indice convenzionale di edificabilità per la superficie territoriale |
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dove l'ICE può avere i seguenti valori | ||
Classe |
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Indice convenzionale edificabilità |
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un metro quadro di QTR viene convertito, a seconda dei casi, in una o più delle seguenti grandezze secondo criteri dedotti dall'analisi di casi concreti significativi: | ||
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SCA |
La conversione avviene naturalmente nel rapporto uno a uno in tutti i casi nei quali la trasformazione urbanistica comporta la realizzazione di unità immobiliari ordinarie. Nei casi di unità speciali, laddove l'unità immobiliare tende a coincidere con l'intero fabbricato, il valore della QTR viene aumentato del 25% che corrisponde all'insieme delle superfici che, corrispondendo, nei casi ordinari, agli spazi comuni incapaci di produrre un reddito, non vengono conteggiati (scale, corselli, volumi tecnici ecc) |
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SF |
Vi sono casi speciali, che corrispondono di solito agli insediamenti produttivi manifatturieri e affini, dove ciò che urbanisticamente e commercialmente conta non è tanto il fabbricato, quanto il lotto recintato di pertinenza. Questo perché è l'intera superficie del lotto che, contribuendo alla funzionalità dell'insieme, rappresenta configura lo spazio utile che l'azienda deve poter essere libera di gestire nel modo più conveniente ai processi produttivi. Pertanto la QTR è tradotta in mq di superficie di lotto, e l'utilizzazione di questo continua a essere normata dal regolamento esecutivo con parametri di sagoma, quali altezza, numero dei piani, superficie coperta, distacchi ecc. Si distingue il caso degli insediamenti industriali o commerciali che occupano prevalentemente spazi coperti da quelli invece la cui attività abbisogna di grandi piazzali a cielo libero (per es. produzione di prefabbricati o vendita di materiali per l'edilizia) |
SC |
Vi sono casi di speciali impianti dove ciò che conta e produce reddito non sono tanto o solo i fabbricati, quanto attrezzature a terra come piste, campi da gioco, parcheggi privati, piazzole di campeggio. |
Vai alla tavola di conversione | |
La "conversione invertita" consiste nell'esprimere in termini di SCA (superficie catastale) la QTR di un area da trasformare urbanisticamente che è attualmente occupata da insediamenti speciali dei tipi individuati al punto precedente.
La "conversione invertita" rappresenta un semplice ed equo criterio per determinare - in termini non negoziabili, coerenti con quelli adottati per stabilire i diritti edificatori spettanti al terreno vergine - i diritti da riconoscere a terreni edificati:
Nei casi B la conversione invertita si applica all'intera superficie dell'area, in quanto essa, rappresendando un lotto che è la maglia di un tessuto urbano, coincide con la superficie fondiaria SF.
Nei casi A quando si tratta di unità immobiliari speciali, (gruppi Z01 e Z07) la conversione invertita si applica alla SF convenzionale, corrispondente all'80% della ST. Il 20 % che viene dedotto corrisponde allo standard regionale di spazi pubblici che è il 15% e a una quota di strade di servizio del 5%.
Nel primo caso si deve considerare che le azioni ammessse o espressamente previste, nei confronti di lotti industriali o di speciali stabilimenti dismessi, possono avere due diverse finalità e tre diversi gradi:
a |
b |
c | ||
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finalità |
i fabbricati esistenti vengono restaurati e adeguati, senza aumentare il numero di unità immobiliari |
i fabbricati esistenti vengono restaurati e adeguati, aumentando il numero delle unità immobiliari |
i fabbricati esistenti vengono demoliti e vengono realizzate al loro posto nuove strutture | |
1 |
conservazione dell'uso produttivo industriale |
Conservazione urbanistica |
Trasformazione urbanistica. | |
Le quantità sono quelle consentite da regolamento. Non si richiede la deduzione di aree per standard urbanistici |
Le quantità sono quelle consentite da regolamento. Non si richiede la deduzione di aree per standard urbanistici |
E' obbligatoria la deduzione delle aree per standard urbanistici industriali (S-i) da cedere gratuitamente. La superficie fondiaria , ridotta in seguito a tale deduzione, è utilizzata per usi industriali secondo il regolamento (SFI). | ||
2 |
mutamento d'uso (direzionale, residenziale ecc.) |
Conservazione urbanistica ed edilizia. |
Trasformazione urbanistica. |
Trasformazione urbanistica. |
Le quantità non aumentano. Non è obbligatoria la deduzione di aree per standard urbanistici, che vengono monetizzate. |
Le quantità, se
inferiori, aumentano al massimo: L'intervento è subordinato alla deduzione di aree per standard urbanistici commisurati al nuovo uso da cedere gratuitamente. |
La QTR è pari
a: La QTR-i si determina in base a SFI, col criterio della conversione inversa |
Nei casi C1 e C2 si fa ricorso a un metodo di conversione invertita.
a |
b |
c | ||
---|---|---|---|---|
finalità |
i fabbricati esistenti vengono restaurati e adeguati, senza aumentare il numero di unità immobiliari |
i fabbricati esistenti vengono restaurati e adeguati, aumentando il numero delle unità immobiliari |
i fabbricati esistenti vengono demoliti e vengono realizzate al loro posto nuove strutture | |
1 |
conservazione dell'uso produttivo industriale |
Conservazione urbanistica |
Conservazione urbanistica |
Trasformazione urbanistica. |
2 |
mutamento d'uso (direzionale, residenziale ecc.) |
Conservazione urbanistica ed edilizia. |
Trasformazione urbanistica. |
Trasformazione urbanistica. |